Il macchinario si trova in un parcheggio, adibito anche a sosta camper. A pochi metri ci sono dei tavolini con panche.
Quando si diffuse la domanda di strumenti da taglio più piccoli e completamente rifiniti, comparve la figura del favri da fin, fabbro da fino: il suo lavoro non avveniva per battitura, con il maglio, ma per asportazione, cioè per progressivo perfezionamento del prodotto attraverso le mole. Senza la necessità del maglio, e quindi della vicinanza della roggia, la sua attività si trasferì in casa, dapprima nella grande cucina friulana e in seguito in un edificio affiancato: le officine si moltiplicarono a macchia d’olio all’interno del paese e, essendo spazi di lavoro a cui i bambini si avvicinavano dalla più tenera età, si diffusero attraverso le generazioni, arrivando fino a noi.