Duomo di Cividale del Friuli

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Il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, nel suo aspetto attuale ha origini che risalgono all'ultimo decennio del XV secolo, quando il Capitolo decise di erigere un edificio più ampio rispetto ad un più antico edificio sacro affidandone l'esecuzione all'architetto Erardo da Villaco. Solo due anni dopo, alla morte di questi, subentrò nella direzione dei lavori Bartolomeo delle Cisterne che ne impostò la distribuzione planimetrica a tre navate e la parte inferiore della facciata. Non essendo stati completati i lavori, dopo un rovinoso crollo, toccò all’ architetto Pietro Lombardo, assieme ai figli Tullio e Antonio ricostruire l’ edificio che fu consacrato solo nel secondo decennio del XVI secolo. Nei secoli seguenti ci saranno numerosi interventi sino a giungere a quello più consistente all'interno della chiesa, nella seconda metà del XVIII secolo ad opera di Giorgio Massari.

Pala d'Argento di Pellegrino II

All'interno sull'altare maggiore è posto uno dei capolavori dell'oreficeria medievale italiana, la Pala d'argento di Pellegrino II, il patriarca che commissionò nel Duecento questo dono per la città di Cividale, sua città natale. La pala è formata da oltre 120 lamine d'argento con doratura su fondo ligneo, lavorata con tecniche miste: filigrana, sbalzo, cesello. Rappresentati sono 8 dei 12 apostoli, santi che avevano la loro chiesa dedicata in città e sante popolari, oltre, nei clipei, ai profeti biblici. Il committente, Pellegrino è ritratto genuflesso in basso.

Non potrete salire sull'altare per osservare da vicino la Pala ma vedrete i dettagli di quanto descritto in un pannello fotografico che si trova oltre l'ingresso sulla sinistra.

Crocifisso Ligneo

Percorrendo la navata sinistra, incontrerete il Crocifisso ligneo , datato presumibilmente nel XIII secolo. Durante un recente restauro, si è compreso che è stato realizzato con un unico massello di tiglio. Al posto della classica corona di spine, Cristo porta una splendida corona d'oro tempestata da pietre preziose (di restauro); ciò sottolinea maggiormente la sua regalità ed importanza piuttosto che la sua sofferenza. Una leggenda avvolge di mistero questo capolavoro, pare che fosse stato ritrovato intatto tra le macerie di uno dei ricorrenti sismi che colpirono Cividale.

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